mercoledì 27 luglio 2016

se lavorare stanca, figuriamoci non lavorare;  per non lavorare ci vuole un fisico bestiale

Come entrai in codesta pregiata Accademia degli Inaffidabili, ve lo spiego un'altra volta. Nella nostra modesta Accademia ci si occupa fondamentalmente di arte, ma non crediate che si vaneggi e basta per spossare il tempo, che si stia insomma a bambolare i pettini dalla mattina alla sera: ci si occupa anche di sociale, in particolare promuovendo corsi di cosiddetto reinserimento (termine un tantino boccacc esco e altan esco, specie se riferito a chi ha perso il lavoro) 




Il prossimo corso è rivolto ai cosiddetti nuovi poveri e si propone di insegnare a guadagnarsi da vivere in maniera creativa nel centro di città eleganti e turistiche. Le prime cose che ci sono venute in mente, ma se ne aggiungeranno altre di sicuro illuminanti durante le lezioni,  sono le seguenti: 

1) fare l’uomo/donna cestino dei rifiuti e offrirsi come testimonial alla pubblica amministrazione per questa iniziativa ecologica o qualunque altra iniziativa; nello stesso tempo togliere spontaneamente le cartacce da terra;

2) accompagnare a spasso i turisti raccontando loro storielle di tutti i tipi circa i luoghi su cui chiedono informazioni (inventare a randa storie assurde e divertenti) e farsi pagare mediante spassimetro;

3) portare le scarpe nuove dei benestanti per renderle più comode; farsi pagare non meno di 50 euro l'ora;

4) fornire servizio last minute di baby sitter per i figli di giovani turisti che gli piglia voglia improvvisa di andare a fare all’amore;

5)  fare la coda agli Uffizi al posto dei turisti, se pagati bene fare anche il giro di ronda all’interno al posto dei turisti stessi, ai quali, alla fine, si spiegherà allinsuppergiù cosa c’è dentro;

6) inventare storie che facciano ridere nostrani e foresti;

7) incellofanare alla crhistodicane tutte le brutture che ci sono in giro.

8) andare nei bar frequentati dagli imprenditori a farseli amici dicendo che Renzi è un farabutto peggio di quell'altro che almeno è ricco di suo;

9) vendere sassolini per scarpe, nuovi e usati ai politici trombati;

10) in attesa di accalappiare i turisti, scrivere enunciati pesanti che gli scrittori italiani non vogliono più scrivere, e ad ogni modo gridare almeno una volta all'ora lo slogan scrivere meno scrivere tutti.



PS: il mio amico fraterno Maurizio Giardi mi ha mandato un lungo articolo dove mi pare ci sia scritto che nella Prato di ora, e non soli qua, bisogna combattere contro il lavoro.  Sono d'accordo con  lui mondiale. Del resto in città è notorio che io il lavoro lo combatto da sempre,  e che parlare di non lavoro con me è, come si dice, invitare il matto a fare alle sassate.


il lavoro… chi è contento di spazzare, come diceva Oscar Wilde, dalla mattina alla sera in una via di Londra le foglie morte con 30° sotto zero? Ma nessuno… perché non riscattiamo questi minatori a Iglesias? Dico davvero invece di prenderli continuamente per il culo? Sottraiamoli al lavoro togliamoli alla schiavitù… (Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show, 1994; in una delle sue partecipazioni al programma, riferendosi al Sulcis, disse del resto che quando chiude una miniera bisogna festeggiare, no protestare)

PPS: La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d'animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia (Benedictus de Spinoza)



PPPS: Prato di ora è che ieri gli ho incontrato Tiberio, gioioso come sempre nel suo nuovo ruolo di bottegaio spicciolo, gli ho incontrato Roberto, oramai pronto per i ruoli ieratici scespiriani, e gli ho incontrato la splendida Valentina, senza meno la donna più bella di città e circondario (di Fiesole, Pratolino, l'Olmo, Compiobbi, Bagno a Ripoli, Grassina, Le Sieci e Pontassieve, mia moglie).

lunedì 25 luglio 2016

Chi non ti ostacola ti vuole bene davvero?

Il Principe Myskin Donato Sannini un giorno s'incazza e va a Viterbo, a farsi chiamare lo straniero

Prato di ora è che oggi devo fortemente ringraziare tutti quelli che mi hanno ostacolato canzonando,  insultando, tramando e perfino calunniando (è un reato grave), a partire dai miei coriacei familiari, tutt'oggi per fortuna bastamente ostili, altrimenti sarei un bidello, come molti, con tutto il massimissimo rispetto per i bidelli, per gli impiegati pubblici e per i lavoratori in generale (la leggenda raccontata dai suoi amici storici e da Carlo Monni in persona narra che Benigni stesso fu pigliato quasi di forza dal Principe Myskin Donato Sannini e trascinato a Roma per fare l'attore pochi giorni prima di sottoporsi al concorso comunale per bidello). Sapete com'è, quando uno ha il carattere che ho io, se gli dici in continuazione che una cosa non la deve fare è quando la fa, se gli metti ostacoli sempre più difficili è quando li supera.

Prato di ora è che  anche se mi ha ostacolato poco, giusto un minimo sindacale di canzonatura, devo salutare la Dori (la persona più etica di Prato e vallata), ritiratasi in montagna a finalmente leggere Marcel Proust.

PS: per il mio amico fraterno Maurizio Giardi oggi nulla, salvo raccomandargli di rifornire le librerie del suo romanzo, perché secondo me si fa il botto. Qualche copia da vendere la darei anche a Renzino di Megabono e all'attore in sospeso Pino Gazzo, del cui bel bar di via Garibaldi vi parlerò un'altra volta.

PPS: caro Maurizio, son tempi oclocratici che bisogna legare il padrone dove vuole l'asino, come dice giustamente il mio amico internettiano Dinamo Seligneri 


domenica 24 luglio 2016

Si 'a da Renzino o da Angiolo?


l'informale conoscenza dello storico Fernand Braudel nell'ufficio del professor Giampiero Nigro, nei primi anni '80, è uno dei ricordi più significativi della mia vita

Prato di ora si passa le mattinate a pigliassi sul frugale pasto di mezzogiorno: andare a consumarlo dal canonico Barni o da Renzino? Renzino ha aperto da poco una piccola locanda che mi è parso avere un unico minuscolo difetto, il nome prateseggiante. Si trova in via Ser Lapo Mazzei, davanti all'Isituto Datini diretto dal Professor Giampiero Nigro, già preside della Facoltà di Economia dell'Università di Firenze e straordinario Assessore alla Cultura del Comune di Prato negli anni '80 (faceva lavorare me, non so se mi spiego) (una vergogna totale che nessuno abbia pensato a lui come Sindaco per reinventare una città in ginocchio per tanti motivi, non solo economici).  La spesa e la varietà delle pietanze sono più o meno le stesse. Renzino, sull'onda di un più recente entusiasmo imprenditoriale, sembra qualche millesimo di punto avanti sul cibo, più curato (a cena, naturalmente, non ci sono paragoni a favore di Angiolo Barni, divenuto oramai chef di valenza nazionale; ma lo stesso, abbastanza seccato dall'aver speso nella mia vita un sacco di quattrini gozzovigliando nei buoni ristoranti, oggi anderèi a spender poco da Renzino anche a cena, accontentandomi di mangiare e bere quello che c'è. Renzino è del resto una vecchia conoscenza di quando frequentavo i comunisti ( non per rinvangare, ma mi cacciarono presto, complici tanti dei miei amici... per via che avevo idee poco ortodosse). Aggiungo che in cucina c'è un cuoco gioioso, descrittomi come fratello minore di Marco Limberti, simpatico essere umano e professionista del cinema che ho sempre stimato, diventato a poco a poco affermato regista televisivo e regista/aiuto regista cinematografico (a Prato, città dove c'è il vezzo che nessuno riconosce valore a nessuno, diminuiscono qualificandolo appena aiuto regista che la'ora un po' alle televisioni); la curiosità, in questo contesto, è che, alla fine dell'affollata  presentazione del suo lungometraggio di debutto al cinema Odeon, attorno al 1990, Marco mi fu presentato proprio da Angiolo Barni quando era agli inizi e si chiamava ancora Angelo (Marco, quando avrai tempo di chiacchierare un po' con me, per una faccenda che potrebbe interessarti, si fissa da Renzino, così mi racconti daccapo come andiède a casa di David Bowie a Nòva York). 

PS: quanto al mio amico fraterno Maurizio Giardi, che con un altro comune amico fraterno mercoledì prossimo, 27 luglio, pranzerà proprio da Renzino, per questionare su Matteo Renzi, uno a favore e uno contro (lo dico per chi essendosi affannato negli ultimi giorni a comprare il suo romanzo se lo vuol fare autografare), mi limiterò oggi a suggerirgli di leggere gli scritti teorici di Bertolt Brecht, che avranno da fargli riflettere parecchio almeno sull'etica degli artisti comunisti (del resto ad ognuno di noi, a prescindere dall'essere comunisti o dal praticare o no una forma d'arte). Buona domenica a tutti quanti.

venerdì 22 luglio 2016


Prato di ora è una città dove non c’è nessunissima traccia del suo cittadino più famoso del novecento,  Curzio Malaparte. Anzi no, c’è n’è una enorme ignara a molti, la presenza dei cinesi. Tutti sapete che nell’ultimissima parte della sua vita Curtino si innamorò del popolo cinese, tanto da volerci rimanere anche da malato terminale a farcisi curare ('un c'era più nulla da fare). Fu anche autorevolmente scritto, circa la sua lunga permanenza in Cina - dove faceva l'inviato per i comunistacci, mandato da Maria Antonietta Macciocchi, direttrice del settimanale del Partito Comunista Vie Nuove -, che fu il primo occidentale a intervistare Mao: secondo me si trattò di pura millanteria (con le bugie ci sapeva fare, il nostro, bonariamente parlando, un po’ alla maniera di tutti i pratesi evoluti, come è per esempio testimoniato dal fatto che scriveva da Capri corrispondenze dal fronte ucraino, ciò che fece infuriare Aldo Borelli, direttore del Corriere della Sera per buona parte del ventennio); infatti non ci sono foto o altre fonti ufficiali cinesi a confermare la circostanza. Secondo le fonti primarie, mi pare di aver capito, il condottiero fu solo presentato al nostro a un'affollata udienza generale, durante la quale magari gli si avvicinò per sussurrargli all'orecchio, a mo' di Alberto Sordi nella Grande Guerra di Mario Monicelli (in piccola parte pratese anche lui, ma ve lo racconto un'altra volta), se non fossi nato pratese vorrei non esser venuto al mondo, se non in Cina.. Fatto sta che lasciò in eredità la sua bella villa di Capri (che oggi verrebbe considerata uno scempio edilizio) al popolo cinese, in particolare agli scrittori (gli eredi legittimi impugnarono il testamento e purtroppo vinsero); io penso pure che in segreto aveva forse sottoscritto accordi per salvare la sua Prato vendendola al governo mandarino (come secondo me sta giustamente facendo il potentissimo Romano Prodi con la sua Bologna, se non con l’intera Italia, sgangherata nazione che va solo salvata dal fanatismo oclocratico). 

Del resto la Chinatown pratese è bellissima, senza meno la parte più viva della città. 

Primo comico pratese cinese di livello internazionale nel 2030, lo dirigerò io (il titolo del suo spettacolo più rappresentato sarà Berlinguer ti volevo bene). 

Primo Presidente cinese dell’Unione Industriali nel 2040, sarà un editore, uno dei più grossi del mondo. 

Primo Sindaco pratese cinese nel 2050, giovane scrittore in odore di Nobel, che al posto del triumviro Giuseppe Mazzoni (già capo della massoneria italiana e fondatore della loggia Propaganda, che si sarebbe sciaguratamente evoluta in Loggia P2), metterà la statua di curtino e in onore appunto di Malaparte dichiarerà Prato città degli scrittori (e degli artisti in generale) e dello sputo (e vorrei avere la tomba lassù, in vetta allo Spazzavento, per sollevare il capo ogni tanto e sputare nella fredda gora del tramontano); tutte le vie e le piazze saranno dedicate a scrittori e artisti in genere (via Frascati diventerà via Maurizio Giardi, lo scrittore mio amico fraterno che vi sto suggerendo da oramai tre giorni e che se non lo andate subito a comprare siete dei veri pezzi di M), e, sebbene ancora vivente (avrò appena 90 anni e sarò in formissima e anderò ancora in bicicletta), mi farà lo stesso costruire una statua di bronzo, con funzione di pubblica sputacchiera, da collocare sotto il Pulpito, al posto dell’attuale edicola (su mia espressa richiesta mi farà scolpire di spalle da tutti e due i lati, perché non sopporterei il rischio di  farmi sputare in faccia dai miei troppi avversi, neanche come statua). Su mio suggerimento, infine, il primo Sindaco pratese cinese abolirà finalmente l’Assessorato alla Cultura, anche se da scrittore sgamato l’aveva capito da solo che se non si leva di mezzo la cosiddetta cultura, soprattutto la nefasta ideologia della cosiddetta cultura, arte non c’è verso farne.

Per oggi ho finito (o sono finito?).

PS: passate dal mio amico fraterno Maurizio Giardi, gli farà piacere www.facebook.com/maurizio.giardi?fref=nf

PPS: le citazioni sono pigliate al volo da internet, perché non è che ho molto tempo per verificare al millimetro dai testi originali


giovedì 21 luglio 2016

centro città

Prato di ora è che se per qualche settimana vai in centro dopo 10 (dieci) interi anni che non ci avevi messo piede, la gente ti saluta festosa, anche quella che non ti aveva mai salutato o non ti salutava più (peraltro ne approfitto per scusarmi con la bellissima LB, che non ho immediatamente riconosciuto, che l'altra sera mi ha regalato uno dei suoi sorrisi al fulmine),  e ti fa sembrare di vivere in una città attenta e accogliente, come non ti era mai successo nei 20 (venti) anni durante i quali il tuo stesso corpo, per certi versi, si era fatto centro della città: e come stai, e che fai, e dove vivi, e sono anni che ci domandiamo dove sei finito ecc. Prato di ora,  insomma, è una città bella come un Truman Show all’inizio, in definitiva una città da starci qualche settimana ogni dieci anni.

PS: il romanzo del mio amico fraterno Maurizio Giardi, scritto a quattro mani con Marco Mannori, che dev’essere uno dei suoi amici comunisti integrali, forse addirittura un anarchico, si intitola Il fratello di Marta. a vederlo è un manufatto a regola d'arte, che meriterebbe almeno 5 (cinque) euro in più del prezzo di copertina, 10 (dieci) euro, Rupe Mutevole Edizioni. dalla lettura integrale della prima pagina - per me faticosissima perché da anni leggo solo su Kindle con caratteri grossi e la lettura su carta con caratteri piccoli mi fa venire il nervoso -, si capisce che è un romanzo scritto bene, senza grosse pretese formali, come ce ne sono tanti in giro, alcuni anche celebrati. per adesso mi limito a dirvi che se non lo comprate, a mio modesto avviso, siete dei pezzi di M. dunque precipitatevi in libreria, e se vi dicono che non esiste rispondetegli che dev'essere accanto all'ultimo saggio di Mario Perniola. semmai domani vi do la mail di Maurizio, così dopo averlo comprato ci potete fissare in centro per farvelo autografare. è anche un bell'omo.